“Mi dai il tuo codice SDI?” NO. E adesso ti spiego perché.

Ogni volta che qualcuno chiede il codice SDI, una fattura elettronica muore.
Ancora nel 2025 c’è chi si comporta come se fosse il 2019. “Mi serve il tuo codice SDI per emettere la fattura.”
No caro, non ti serve.
Ti serve come le istruzioni del telecomando: le ignori lo stesso.

Parliamoci chiaro: il codice SDI è diventato l’equivalente digitale della carta carbone. Una cosa che tecnicamente esiste ancora, ma nessuno con un minimo di consapevolezza digitale usa davvero.

Perché il codice SDI è inutile (oggi)?

Perché — colpo di scena — non sei tu a decidere dove mi arriva la fattura. Lo decide l’Agenzia delle Entrate.
Lei, suprema e onnisciente, guarda nel suo bel database dove ho registrato il mio canale di ricezione (codice SDI o PEC), e ignora bellamente qualsiasi cosa tu scriva nel campo “codice destinatario”.

Puoi scrivere “0000000”, “ABCDEFG”, oppure “CIAONE1”, la fattura arriverà comunque dove ho deciso io, e non dove pensavi tu.

E se cambio SDI? Spoiler: non devi fare nulla.

Anni fa, cambiare codice SDI era una tragedia greca.
Dovevi avvisare i fornitori uno a uno: mail, PEC, piccioni viaggiatori.
Ora? Basta che tu vada sul portale dell’Agenzia delle Entrate, aggiorni il codice SDI associato alla tua partita IVA, e da quel momento tutte le fatture arriveranno lì. Automaticamente. Senza avvisare nessuno.
Nemmeno tua madre.

Un clic e via. Altro che mailing list da aggiornare o fogli Excel pieni di “codici SDI dei clienti”.

Ma allora perché lo chiedono ancora?

Perché siamo un popolo affezionato alle tradizioni. Come la stampa di una email per leggerla meglio o la password scritta sul post-it sotto il monitor.
Perché i software obsoleti continuano a segnalarlo come “campo obbligatorio” (in tal caso, amico mio, cambia gestionale, magari con Mexal di Passepartout, sempre aggiornato).
Perché il consulente fiscale aggiornato al 2006 ha detto che “è sempre meglio averlo, non si sa mai”.

E invece si sa benissimo: non serve a niente. Non è obbligatorio. Non è utile. Non è nemmeno preso in considerazione dall’Agenzia delle Entrate se il destinatario ha registrato il suo canale.

E ora i vantaggi veri

  • Cambio canale senza stress: oggi PEC, domani codice SDI di Passepartout, dopodomani uno fatto in casa con Raspberry Pi. Basta aggiornare l’Agenzia e sei a posto.
  • Niente più mail inutili tipo “mi mandi il codice SDI?”
  • Eviti errori e doppioni: perché la fattura arriva esattamente dove vuoi tu, non dove il fornitore ha tentato di indovinare.
  • Più tempo per cose importanti, come cercare di capire perché il commercialista ti manda sempre fatture in formato XML rinchiuse in ZIP dentro una PEC.

In sintesi: smettetela di chiedere il codice SDI.

Chiedere il codice SDI nel 2025 è come chiedere il numero del fax.
Aggiornati. Modernizzati. Fidati dell’Agenzia delle Entrate (sì, questa volta puoi).
E la prossima volta che qualcuno ti dice “Mi serve il codice SDI”, rispondi con fermezza, garbo e superiorità morale: “Non ti serve. L’Agenzia lo sa già. Siamo nel futuro, amico mio.”

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